martedì 21 luglio 2020

A Dark History of Tea di Seren Charrington-Hollins

Abbiamo tutti l'idea del Te' come bevanda raffinata, gustata in splendidi salotti vittoriani o edoardiani con set di tazzine e biscotti, in compagnia di dame e gentiluomini. Ma questa idea (in certi casi corrispondente esattamente alla realtà) è stata solo una delle ultime fasi della lunghissima storia della bevanda, partita dall'estremo oriente e arrivata ad identificare un popolo come quello britannico.
Il libro che vi presento oggi ci fa fare un viaggio nella storia del Te', nell'oscura storia del Tè, ed è stato scritto dall'esperta di storia del cibo Seren Charrington-Hollins per la casa editrice Pen&Sword.
La storia della bevanda nota come Tè o meglio come Ch'a nasce nell'antica Cina qualche migliaio di anni fa. Non è facile scoprire le vere origini di questa bevanda, poichè molte erano le infusioni di erbe create per ragioni mediche o per semplice rimedio. Tuttavia è certo che l'introduzione del Te' in Europa è relativamente recente rispetto alla sua storia millenaria, e che insieme alle altre bevande importate (Caffè, Cioccolata) nei primi tempi era una prerogativa delle elite, dato che il costo delle foglie era abbastanza proibitivo.
Locande dove veniva bevuto il Tè erano diffuse già verso la fine del 1600, circa un centinaio di anni dopo l'introduzione in Europa, ma non dobbiamo immaginare questi locali come dei luoghi di solo consumo , ma anche come veri e propri luoghi in cui fiorivano discussioni e si scambiavano idee, anche spesso sediziose. Dopo la restaurazione degli Stuart infatti i nuovi re cercarono di limitare le attività di queste "Tea Houses" ma il Tè aveva tanto preso piede che furono leggi controproducenti per la popolarità dei regnanti. Nel secolo successivo, il 18°, il Tè conquistò, grazie all'abbassamento del prezzo, anche le classi meno abbienti, così da creare nuovi consumatori e allo stesso tempo nuovi critici di questa bevanda, ritenuta nociva al pari degli alcolici come il gin che aveva in parte soppiantato.
Tuttavia di pari passo alla diffusione del Tè sorgevano nuovi problemi come l'adulterazione delle varie qualità della bevanda e il contrabbando che spesso si risolveva in violenza.
Il 1800 è il secolo in cui il Tè ormai è diffusissimo in Europa e specialmente in Gran Bretagna di cui diventa la bevanda nazionale. Il consumo ormai è a livelli altissimi e si intreccia in uno dei tipici commerci triangolari con quello dell'oppio, per il quale scoppiano due guerre con la Cina. Questa è una pagina abbastanza nera dell'Inghilterra vittoriana, che, semplificando, cercava di scambiare il Tè prodotto in Cina e richiestissimo in patria, con l'Oppio prodotto nelle sue colonie e venduto, o meglio imposto,ai cinesi che ne avevano ormai una dipendenza.
Tutto questo portò all'esigenza di non dipendere dalla Cina per questa bevanda, ma di creare piantagioni in India, nella regione dell'Assam. Anche qui lo sfruttamento del lavoro intensivo dei contadini locali e importati da altre parti dell'India , hanno scritto pagine nere, edulcorate per il pubblico britannico che non doveva vedere come la sua bevanda preferita fosse prodotta a costi umani enormi.
Il libro , scritto dalla Charrington-Hollins, è illuminante perchè elenca una serie molto nutrita di fatti oscuri e non molto edificanti, riguardanti la storia del Tè. Questo è certamente vero per ogni prodotto che ha generato un consumo di massa, ma in un certo modo, fa cambiare leggermente punto di vista, sull'idealizzazione del Tè come bevanda da assaporare in un clima di tranquillità e quasi rituale (come è ancora in alcune parti del mondo). I due capitoli finali del libro sono molto interessanti perchè si addentrano nei cambiamenti del modo di bere e servire il Tè , con tutta un'industria di porcellane che crebbe di pari passo con il consumo, oltre che i modi di facilitare la preparazione (con l'introduzione della bustina in luogo delle foglie sfuse). Proprio alle foglie sfuse è dedicato il capitolo finale con un altro effetto collaterale della consumazione del Tè, ovvero l'arte di leggere nei fondi del Tè da parte di persone dotate di poteri divinatori e molta fantasia. Una divertente guida sulle forme (e sul loro significato)che potrebbero prendere le foglie depositatesi sul fondo della tazzina e riversate nel piccolo piattino completa il libro.
Il libro è un bellissimo, a tratti inquietante, viaggio nella storia di una bevanda che ha definito le abitudini e forse anche il carattere di un popolo come quello britannico.

 Un grazie di cuore a Pen&Sword per avermi fornito il libro per la recensione.

Titolo: A Dark History of Tea
Autore: Seren Charrington-Hollins
Pagine: 176
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/A-Dark-History-of-Tea-Hardback/p/17270























lunedì 13 luglio 2020

The Jacobite Rising of 1715 and the Murray Family - Brothers in Arms di Rosalind Anderson

Le insurrezioni giacobite succedutesi dopo la "Gloriosa Rivoluzione" del 1688 con il quale il re cattolico Giacomo II era stato deposto a favore del protestante Guglielmo d'Orange sono spesso semplificate come una lotta tra un re cattolico che vuol riprendersi un trono e un paese a maggioranza protestante sostenuto da delle forze variabili nelle varie rivolte del 1689 , 1715, 1719, 1745.
Niente di più errato, poichè come dimostra questo libro della storica Rosalind Anderson, le forze che si agitavano dietro queste insurrezioni erano spinte da motivazioni molto più complesse, nelle quali giocavano un fattore decisivo elementi di nazionalismo, di faide familiari, di dinamiche tipiche dei clan scozzesi e anche influenze familiari.
Il libro, edito da Pen&Sword, infatti analizza una delle famiglie più famose della Scozia, i Murray.
Questa nobile famiglia, detentrice del Ducato di Atholl, era capeggiata da John, un orgoglioso e integro rappresentante della vecchia nobiltà scozzese e sostenitore del nuovo re Guglielmo.
Tuttavia egli ebbe una serie di figli che abbracciarono la carriera militare contro la sua volontà, e che aderirono, alla morte della Regina Anna , e l'instaurazione di un'altra dinastia, quella di Hannover, alla seconda insurrezione giacobita, per mettere sul trono l' " Old Pretender" Giacomo III, figlio del deposto re Giacomo II.
La storica Rosalind Anderson analizza bene, grazie a fonti epistolari, le influenze nella decisione dei tre figli del Duca di Atholl, George, Charles e William, nel prendere questa decisione contraria a tutto quello che aveva professato loro padre il Duca.
Emergono influenze positive come quelle della moglie del Duca John Murray , Katherine e della madre di lei, la Duchessa di Hamilton , Anna. Ma anche le pesanti influenze giacobite della zia dei ragazzi ribelli, Lady Margaret Nairne. I Nairne infatti diedero un grande appoggio alla ribellione del 1715, che però si risolse in due battaglie mal condotte e gestite amatorialmente dal comando ribelle. Fu così che si arrivò alle sconfitte di Preston, e alla costosa e inutile vittoria a Sheriffmuir.
A Preston fu catturato Charles, per il quale, dato che egli faceva parte dell'esercito e quindi aveva tradito il giuramento al suo re, il trattamento fu molto duro tanto che alcuni suoi compagni, anch'essi nobili furono condannati a morte per farne un esempio. Qui si vede l'amore paterno del Duca di Atholl, che mentre si spendeva per dimostrare la sua lealtà al re proveniente da Hannover, non lesinava sforzi per salvare quel figlio ribelle che tanti problemi gli aveva arrecato.
Il Duca di Atholl infatti non aveva una buona salute , aveva perso la moglie Katherine, grande ancora di buon senso e di giudizio, e anche il figlio maggiore , Johny, che anch'egli aveva preso la carriera militare , e aveva perso la vita nella battaglia di Malplaquet. Tutta questa serie di eventi inoltre si innestava su un periodo non felice per la Scozia, che aveva perso prestigio e denaro nell' impresa commerciale di Darien (lo stabilimento di una compagnia per commerciare con le Indie e l'Africa nel quale molti nobili avevano investito perdendo parecchio denaro) e l'Atto di Unione nel Regno di Gran Bretagna, che avrebbe indebolito la rappresentanza scozzese a favore di quella inglese.
La storica Anderson riesce a tessere queste trame in modo magistrale catturando l'attenzione del lettore sulle vicende della famiglia Murray, dei parenti, i Duchi di Hamilton e su tutti i protagonisti della seconda insurrezione giacobita. I Murray avranno poi un ruolo determinante anche nella quarta e ultima insurrezione, quella che terminò con l'ultima battaglia su suolo britannico, a Culloden Moor nel 1746. Per allora i giovani Murray, erano maturati, uno di essi aveva pagato con la vita e gli altri due erano andati in esilio, con uno dei due di ritorno in Scozia e felicemente sposato.
Il libro è una scoperta delle relazioni di una famosa e nobile famiglia scozzese in cui le donne svolsero un ruolo formativo ed estremamente importante, attraverso l'esame meticoloso di fonti letterarie ed epistolari.

Un grazie di cuore a Pen&Sword per avermi fornito il libro per la recensione.

Titolo: The Jacobite Rising of 1715 and the Murray Family - Brothers in Arms
Autore: Rosalind Anderson
Pagine: 188
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/The-Jacobite-Rising-of-1715-and-the-Murray-Family-Hardback/p/17119
















venerdì 10 luglio 2020

Beside The Seaside - A History of Yorkshire's Seaside Resorts di John Heywood

"Oh! I do like to be beside the seaside
I do like to be beside the sea!
I do like to stroll upon the Prom, Prom, Prom!
Where the brass bands play: "Tiddely-om-pom-pom!"

Così faceva una celebre canzone di inizio 20° secolo...ed il libro che vi presento oggi riecheggia quella canzone e quel desiderio, forse innato (ve lo dice uno nato in una città di mare e che vive in una cittadina di mare!) di andare verso il mare e di godere del senso di pace, e , perchè no, delle innumerevoli possibilità di divertimento che offrono le località di mare. 
John Heywood però ci porta a conoscere alcune località che forse nel continente europeo conosciamo poco , ed è un peccato perchè la loro storia, il bellissimo paesaggio e il racconto dei progressi che portarono quei piccoli borghi di pescatori ad essere rinomati centri di villeggiatura, meritano di essere conosciuti e apprezzati. 
Lo Yorkshire si affaccia sul Mare del Nord, una volta definito "Mare Tedesco", e località come Scarborough, Bridlington, Redcar, Filey, Hornsea, Whitby, Withernsea, Saltburn sperimentarono, nel corso dei secoli una trasformazione che andò di pari passo da una parte con la società industrializzata e la maggiore ricchezza di tutta una società, dall'altra un cambiamento di usi e costumi dovuto anche agli evidenti pregi di una vita a contatto con il mare. 
Tutto nacque però da delle fonti di acqua scoperte a Scarborough nel 17° Secolo. Queste acque ferrose dalle proprietà indubbiamente curative (anche se non sappiamo bene quali effetti potessero realmente avere) introdussero un primo turismo basato sul "prendere le acque" e quindi un'affluenza di gente facoltosa verso queste località di mare (prima Scarborough, poi in misura minore Bridlington) permisero un avanzamento economico e urbanistico dei vari centri. Basta vedere le foto delle creazioni architettoniche succedutesi nel 19° secolo per comprendere la mole di turisti che dapprima scelsero queste località per ragioni curative e poi con lo sdoganamento della moda dei bagni anche con lo scopo di divertirsi, il che aggiunse una nuova dimensione a questo turismo di massa ante litteram. 
Tuttavia forse è sbagliato definirlo "turismo di massa" poichè Scarborough conservò sempre una certa vocazione elitaria, mentre altri centri si aprirono a classi meno facoltose. Va detto che con l'invenzione della ferrovia nella prima metà del 19° secolo, il turismo vide un'ulteriore impennata e spesso anche le stesse ditte e industrie organizzavano viaggi premio perfettamente organizzati per i propri dipendenti. 
Il libro illustra perfettamente questo passaggio da un turismo elitario ad un turismo più egalitario. 
Le attrazioni per i turisti, diventati sempre più esigenti, si moltiplicarono, così come i bellissimi alberghi e ostelli (oltre alle case in affitto) . Spettacoli, teatri, giardini, creazioni architettoniche dei migliori architetti dell'epoca resero le località di questa costa che va dal fiume Tees nel nord fino all'Humber nel sud ancora più bella. 
Un capitolo che ho particolarmente apprezzato è quello dedicato ad una moda architettonica, passeggera quanto ostinata. La costruzione dei "Pleasure Piers" o Moli di passeggio. Questa particolare creazione vide un fiorire attorno alla metà del 19° secolo in quasi tutte le località interessate da Saltburn a Redcar e Scarborough fino a Withernsea. Ma tutti questi moli , ad eccezione  di quello di Saltburn, oggi non esistono più , e la loro storia, è segnata dalla  distruzione degli elementi e delle navi naufragate nel terribile Mare del Nord. 
Ma non solo la distruzione fu opera della natura dato che anche la guerra chiese il suo tributo di sangue e distruzione alle ridenti cittadine costiere dello Yorkshire. E' il caso della distruzione portata da due navi tedesche il 16 dicembre 1914, quando passando rasentando la costa seminarono distruzione a Scarborough e Whitby. L'inaspettata visita dei teutonici pose fine ad un periodo d'oro per le cittadine costiere, e negli anni, non si riuscì a riprendere quella vitalità che era stata tipica del periodo eduardiano. 
La seconda guerra mondiale vide lo Yorkshire in prima linea con la paura di un'invasione poi poi sventata dalla Battaglia d'Inghilterra. E nel dopoguerra, i tempi stavano cambiando con nuove ed esotiche mete preferite a quelle inglesi. 
Tuttavia il libro si chiude con una nota di speranza, dato che in molti , in questi anni hanno saputo apprezzare di nuovo la bellezza incontaminata di alcune località e rivalutato queste piccole e pittoresche cittadine "beside the seaside"...Il libro, scritto da John Heywood e pubblicato da Pen&Sword History è un viaggio nel passato e nel presente di queste località, in diversi modi di vivere ed interpretare la vita di cittadine marittime, e in mode passate e tendenze presenti. Un bel libro che merita di essere letto!
Un grazie di cuore a Pen&Sword per avermi fornito il libro per la recensione. 

Titolo: Beside The Seaside - A History of Yorkshire's Seaside Resorts 
Autore: John Heywood
Pagine: 180
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/Beside-the-Seaside-Paperback/p/14321

















sabato 4 luglio 2020

A History of English Placenames and where they come from di John Moss


Il libro che vi presento oggi rientra in una di quelle categorie di libri che non si smetteranno mai di consultare e di sfogliare. Il motivo è semplice: una guida alla toponomastica dei luoghi d'Inghilterra, scritta da John Moss (autore di "Great British Family Names - What's in a name") per la casa editrice Pen&Sword. 
Il libro, come il precedente , del quale è in un certo senso complementare, cerca di tracciare le origini dei nomi di città, paese, villaggio, delle varie contee inglesi. 
La storia inglese infatti , anche se spesso si fa riferimento ad una , effettiva, inviolabilità delle sue sponde, è una storia fatta di invasioni e di sovrapposizioni di culture, e con questo di nomi dati ai vari luoghi nei secoli. 
Da italiano questo è un processo che comprendo molto bene, ed anzi, grazie alla ottima sezione dedicata al glossario, non ho potuto non notare come spesso, paradossalmente la storia del Sud Italia (dove vivo) si possa ben paragonare a quella dell'Inghilterra , specialmente nella fase susseguente all'invasione normanna del 1066. 
Tutto questo sovrapporsi di culture , spesso in conflitto, ma poi assimilate, lascia una traccia importante nel nome dei luoghi e il libro, che si presenta come una vera e propria enciclopedia, descrive bene ogni luogo e le origini del suo nome. 
Così alcuni posti avranno dei nomi celti (i primi popoli tracciabili che abbiano lasciato testimonianze storiche sull'isola) , romani, sassoni (o meglio, anglo sassoni, dal nome delle due etnie che invasero in maniera preponderante l'Inghilterra dopo che i romani se ne andarono) , danesi e vichinghi, o normanni...
Addirittura alcuni popoli lasciarono il loro nome in alcune contee (Sussex , Middlesex , Essex, dal nome dei conquistatori sassoni) o diedero il nome all'isola (Inghilterra da Angli!). Si possono riconoscere facilmente i nomi romani poichè , da popolo pratico e dotato di una logistica estremamente efficace, costruivano accampamenti (castra) che poi divenivano luoghi di commercio, e centri abitati. Questi castra sono alla base dei nomi che terminano con "chester" . Altri luoghi devono il loro nome alla conformazione del terreno, con richiami, in varie delle lingue dei popoli che si sovrapposero a laghi ("mere"" ad esempio di origine celtica) o "burh" (borgo fortificato in antico inglese) . Anche in questo caso, una sezione del libro posta all'inizio ci elenca i termini più utilizzati nei nomi di luoghi a seconda della loro origine. Il libro poi presenta altre sezioni, una delle quali riassume le varie invasioni e sovrapposizioni di popoli che vi furono dai tempi remoti sino all'invasione dei normanni, che però grazie alla creazione del registro noto come "Domesday Book" permise di conservare e registrare i nomi dei vari luoghi, in funzione di tassazione da parte del Re Guglielmo il Conquistatore. Proprio l'influenza del Re si vede in alcuni nomi , come King's Lynn o nella forma latinizzata "regis" (del re) come Bognor Regis .La natura della conquista normanna fu tale che alcuni feudi e luoghi vennero dati in premio ai vari signori che avevano seguito Guglielmo dalla Normandia, questo è la sorte della cittadina di  Redmarley data alla famiglia D'Abitot e che divenne quindi Redmarley D'Abitot. Altra tipologia di nomi diffusi sono quelli che originano dalla gerarchia religiosa come Bishop Norton o Kidderminster (minster è un suffisso che sta a significare uno stabilimento religioso). Interessante notare come in un mondo prettamente maschile come quello anglo sassone e ancor di più dopo la conquista normanna siano sopravvissuti anche luoghi con origini da nomi femminili (Royston da Rohesia).
Il libro è diviso per zone che comprendono a loro volta le contee, più una sezione dedicata alla zona di Londra, alle isole e una dedicata a nomi nuovi e inusuali. 
Il libro, come il precedente di Moss, è utilissimo per comprendere l'origine dei nomi di luogo inglesi. Ogni luogo ha una sua storia che riflette nel nome e che lo caratterizza. Questo libro sarà consultato sempre dallo storico e dall'appassionato di toponomastica e non solo!

Un grazie di cuore a Pen&Sword per avermi fornito il libro per la recensione.

Titolo: A History of English Placenames and where they come from 
Autore: John Moss
Pagine: 388