Il libro che vi presento oggi, scritto da Nicola Lisle, giornalista e autrice specializzata in storia e arte, tratta di un tema abbastanza particolare: le case di bambole.
Le case di bambole hanno accompagnato i giochi di bambine e bambini negli ultimi 300 anni almeno, ma non sono state solo un gioco o almeno non sono nate con quell'intento.
Il viaggio in cui ci conduce Nicola Lisle nel suo libro edito da Pen&Sword History è appunto un viaggio nella storia e nel costume, con la funzione (e l'aspetto) della casa di bambole che muta dalle origini fino ai nostri giorni. Si può risalire infatti all'origine della moderna casa di bambole nel 16° Secolo, in Germania con la casa fatta costruire dal duca Alberto V di Baviera per le sue figlie. E' qui che apprendiamo una delle cose più interessanti riguardo le origini della casa, ovvero la sua funzione per le piccole donne di casa, che dovevano imparare come gestire una casa, loro compito in una vita futura. La funzione era quindi educativa, il gioco non veniva contemplato.
Un altro passaggio necessario nello sviluppo della casa di bambole si ha con il "Secolo d'Oro Olandese", ovvero quella fase di enorme sviluppo dei Paesi Bassi che , sganciatosi dal dominio spagnolo, si lanciarono alla conquista del mondo, sopratutto da un punto di vista mercantile. L'enorme ricchezza riportata in patria diventava ragione di sfoggio e anche le case di bambole, ospitate in vetrinette e non nella forma odierna di piccole case , riflettevano l'opulenza del padrone. Possiamo immaginare l'ordine maniacale di quelle vetrinette , quello stesso ordine che vediamo appunto nei quadri di Vermeer e che rifletteva l'orgoglio tipicamente olandese per una casa ben tenuta. Anche qui il gioco era molto spesso secondario.
E' dall'Olanda che la casa arriva in Gran Bretagna , con una serie di passaggi. Anche qui all'inizio è prerogativa dei ricchi (e lo sarà per molto tempo) e nobili che spesso vogliono ricreare la propria casa in miniatura. Si passa dalla vetrinetta alla vera e propria casa, copiando gli stili architettonici in voga al tempo tra cui quello che si richiama alle creazioni dell'italiano Andrea Palladio.
La nostra autrice nel libro dopo aver esaminato le case della Restaurazione Stuart, tra cui spicca quella di Ann Sharp, passa a recensire quelle del periodo Giorgiano, della Reggenza e infine Vittoriano. Per ogni periodo ogni casa sopravvissuta è attentamente analizzata. Proprio l'ultimo periodo, quello Vittoriano è interessato da due fattori che in un certo modo rivoluzionano la funzione della casa di bambole: la rivoluzione industriale e l'invenzione dell'infanzia. Se la prima porta a uno sviluppo di produzione quasi industriale, con molti produttori, delle case, la seconda, frutto anche dell'esempio portato da Victoria e Albert nella gestione dei propri figli, fa vedere l'infanzia come un periodo in cui il gioco non è più visto come una perdita di tempo ma come un momento anche didattico della crescita del bambino. Ambedue questi eventi sono davvero importanti, se pensiamo a una casa di bambole spesso focalizziamo una casa di bambole del periodo Vittoriano. Anche qui la Lisle ci conduce in una piacevole escursione tra le case di bambole più famose tra cui mi ha colpito molto quella denominata "Stanbrig Eorls" (1897) della piccola Lena Montgomery , una bambina con moltissima fantasia.
L'epoca Vittoriana vede l'affermazione dei produttori tedeschi di bambole e oggetti, un primato che durerà fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale.
Anche l'esclusività della casa di bambole, appannaggio dell'elite e dei ricchi viene pian piano erosa. Anche le classi medie e più povere hanno la possibilità di collezionare questi oggetti.
Allo stesso tempo quando si entra nel periodo Eduardiano, si ha forse una delle creazioni più opulente nell'ambito di questo tema. Infatti la Queen Mary's House, fortemente voluta dalla Regina Maria, consorte di Giorgio V, è forse una delle case più stupefacenti della storia , dato che vide il contributo, per realizzarla, di gran parte del gotha della cultura, della letteratura, dell'arte britannica degli anni '20. 1500 persone collaborarono a ricreare un piccolo mondo, con piccoli libri scritti per l'occasione da firme quali Arthur Conan Doyle oppure piccoli quadri dipinti e arredi a oggetti estremamente curati. La villa stessa, in architettura palladiana fu progettata da Lutjens .Nonostante questa grande partecipazione ci furono anche artisti che negarono sdegnosamente la loro collaborazione, tra cui Virginia Woolfe, George Bernard Shaw e Edward Elgar.
La parte più corposa del libro, l'analisi per periodo storico giunge alla conclusione con il post Seconda Guerra Mondiale e l'arrivo ai giorni nostri, con la produzione di massa e l'entrata sul mercato di produttori che hanno creato la diffusione delle case di bambole per tutti o quasi.
Il capitolo 6 ci illustra bene la "Ricreazione del Passato", una funzione che spesso le case di bambole hanno avuto, ma che trova compiutezza in alcune collezioni di musei, prima fra tutte quella del Castello di Hever, con vari periodi illustrati.
Uno dei capitoli più interessanti è quello che illustra l'ispirazione che le case di bambole hanno dato alla letteratura, di ogni genere. E' facile pensare alla "Casa di Bambole" di Ibsen, che però è solo una metafora per definire una vita oppressiva della protagonista sotto il dominio del marito. Innumerevoli sono le ispirazioni tratte da altri autori tra cui Dickens o Beatrix Potter. La casa di bambole è stata spesso un topos letterario per storie macabre e anche, cambiando media, per film dell'orrore.
Una delle evoluzioni più interessanti della casa di bambole è descritta nel capitolo 8. Infatti la casa di bambole e il suo mondo in miniatura si trasferisce dalla sicurezza della casa all'esterno, allargandosi fino a riprodurre interi villaggi. E' il caso ad esempio di Bekonscot, Bourton-on-the-Water, il Castello di Corfe o Wimborne. Ogni villaggio ha una sua peculiarità, alcuni ritraggono un periodo storico ben definito e cristallizzato, altri vengono aggiornati ritraendo perfettamente la loro controparte reale ai nostri giorni.
Gli ultimi due capitoli sono estremamente utili, il 9 da' una serie di consigli utili per entrare nel mondo dei collezionisti di case di bambole, ovviamente un hobby che richiede anche una spesa abbastanza sostanziosa, il capitolo 10 invece ci porta a conoscere molti dei collezionisti citati nello stesso libro, collezionisti e storici dell'evoluzione della casa di bamboe e della sua funzione. Non posso non menzionare due figure che mi hanno colpito come Vivien Greene, che fu una delle autorità indiscusse sul tema, e il burbero scozzese Patrick Murray.
Il libro si conclude con due appendici abbastanza sostanziose: la prima elenca tutti i posti da visitare in Gran Bretagna, Germania, Olanda e Danimarca, ovvero le nazioni culla della cultura della casa di bambole. Insieme sono elencati negozi e fiere con tutti gli indirizzi internet. L'ultima appendice è una corposa bibliografia.
Che dire di più? Il libro di Nicola Lisle, è un viaggio estremamente interessante in un mondo che risente della passione di bambini e adulti. Spesso una passione che dura tutta la vita, per molti che l'hanno provata. Alla fine ogni casa di bambole incontrata ha una sua vita e spesso muta con gli anni e con i vari proprietari che si alternano, ogni casa è specchio del bambino che ci ha giocato e dell'adulto che l'ha custodita. Essa stessa è anche un viaggio in usi e costumi di un tempo e come tale ha un valore storico riconosciuto e tutelato, un valore che va oltre l'aspetto economico. Allo stesso tempo la casa di bambole continua a resistere come gioco anche oggi, in un mondo di videogiochi e cellulari, e questa è una cosa enormemente positiva perchè la fantasia (la stessa fantasia della piccola Lena Montgomery di Stanbrig Eorls, 120 anni fa) che si stimola con il gioco non deve essere ingabbiata.
Un grazie di cuore a Pen&Sword per avermi fornito il libro per la recensione.
Titolo: Life in Miniature - A History of Dolls' Houses
Autore: Nicola Lisle
Pagine: 208
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/Life-in-Miniature-Hardback/p/18021