Il mondo che conosciamo oggi è sicuramente frutto della tecnologia che si è sviluppata negli ultimi 50 anni, dal computer a internet. Ma prima ancora a farla da padrone era una tecnologia nata ad una sperimentazione serrata di uomini illuminati, dei quali molti sono passati alla storia, ma altrettanti sono purtroppo stati dimenticati in patria e nel mondo.
Il libro che vi presento oggi è appunto un modo di raddrizzare la bilancia proponendo le storie di alcuni di questi geni "dimenticati" , vissuti tutti nel periodo noto come "Era Georgiana" dal nome dei re britannici della casa di Hannover che governarono dal 1714 al 1830, anni che corrispondono alla "Rivoluzione Industriale" e all'affermarsi delle idee illuministiche.
Nel libro, scritto dallo storico Mike Rendell, autore di numerosi libri sul periodo georgiano, ed edito da Pen&Sword History conosciamo le storie e le invenzioni di 32 personaggi, le cui creazioni hanno significato molto per il progresso del genere umano sotto diversi punti di vista.
Mike Rendell divide il libro in varie sezioni, a seconda del "campo" in cui questi geni si affermarono, quindi avremo:
I "Groundbreakers", ovvero gli innovatori, come Newcomen, Trevithick, Smeaton e Brunel, quest'ultimo padre del più famoso ingegnere Isambard Kingdom Brunel.
Gli "Heavy Metal Merchants" ovvero Wilkinson, i fratelli Lombe (importatori del metodo di fabbricare la seta, sottratto o acquisito in Italia) , Maudlsay, quest'ultimo autore di un marchingegno per consentire lo scavo del tunnel sotto il Tamigi.
"A Pair of Lunaticks" ovvero Murdoch e Darwin, quest'ultimo nonno del più famoso Charles, e ispiratore di molte sue idee.
"The Faux Merchants" ovvero coloro che con le loro invenzioni contribuirono a diffondere il bello tra i ceti medi che non si potevano permettere metalli preziosi e opere troppo costose. Tra questi Baskerville, autore del famoso carattere omonimo e di una procedura per laccare oggetti ("japanning") e Clay che creò oggetti di classe con la carta pesta, e Pinchbeck e Boulsover, autori di leghe per simulare metalli preziosi.
"Working in the great Outdoors" presenta due personaggi del calibro di Bakewell, famoso per i suoi incroci e selezioni di animali e Repton, ingegnere del giardinaggio.
"Scientific Endevours" con Dalton, famoso per aver teorizzato gli atomi, per gli studi di meteorologia e per la malattia che porta il suo nome, Michell per gli studi sui terremoti e sul magnetismo e Bird inventore del sestante importantissimo strumento nautico.
"Entertainment & the Arts" con personaggi quali Astley, inventore o precursore del circo, Joseph Wright of Derby, pittore della rivoluzione industriale, Gillray caricaturista, Lawrence, Merlin e Stuart, quest'ultimo pioniere del neoclassicismo.
"Schemers, Dreamers . and a pair of Potters" che presenta personaggi quali Clarkson, Gill, Howard e gli Spode creatori di bellissime terracotte.
Infine " Wahday Blues and the Green, Green Grass of Home" con Beetham e Budding inventori o comunque ideatori di una macchina per lavare e di un tagliaerba.
La caratteristica peculiare di molti di questi uomini elencati su è stata quella di essere stati dimenticati, ma anche di aver goduto, per la maggior parte, di un periodo di notorietà, qualcuno anche di successo. Come era tipico all'epoca, molti degli scienziati erano esperti universali, nel senso che non si limitavano ad una scienza ma sperimentavano in maniera leonardesca in varie discipline, scambiando idee con altri scienziati. Questo approccio senza dubbio, anteriore all'era della specializzazione, li poneva a confronto con molte problematiche e li "illuminava". Non bisogna dimenticare che il periodo in cui vissero fu segnato da una grande fiducia nell'uomo e nel potere della sua mente, teorie e idee che si diffusero in tutti i campi creando anche una corrente filosofica e sociale detta "illuminismo". Molti degli uomini elencati sopra erano degli sperimentatori, alcuni di umili origini, altri sfruttati o frustrati nelle loro imprese da colleghi ben più famosi che poi colsero allori al posto loro. Alcuni erano personaggi "larger than life" come Baskerville, ateo che stampò molti testi religiosi col suo bel carattere tipografico e che era molto disinibito riguardo agli schemi sociali dell'epoca. Altri erano delle vere e proprie "star" come Astley, che fece fruttare la sua passione per i cavalli (e il salvataggio provvidenziale in battaglia del Duca di Brunswick). Tutti bene o male finirono dimenticati. Con questo libro Rendell li porta di nuovo alla luce che meritano, perchè sono personaggi che hanno cambiato il loro ed il nostro mondo.
Un grazie di cuore a Pen&Sword per avermi fornito il libro per la recensione.
Titolo: Trailblazing Georgians - The unsung men who helped shape the modern world
Autore: Mike Rendell
Pagine: 154
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/Trailblazing-Georgians-Hardback/p/16899
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mercoledì 26 febbraio 2020
venerdì 14 febbraio 2020
Cromwell's Convicts - The Death March from Dunbar 1650 di John Sadler e Rosie Serdiville
Le Guerre dei Tre Regni come è recentemente stata rinominata in modo credo appropriato quella che era la Guerra Civile Inglese furono quella serie di conflitti che insanguinarono le isole britanniche a metà del 17° secolo, portando con se' i lutti e le divisioni di quell'epoca segnata dal più grande conflitto del secolo, la Guerra dei Trent'Anni. I motivi per cui scoppiarono questi conflitti sono molteplici e in una prima fase posero di fronte il Re d'Inghilterra contro il Parlamento. Tuttavia dopo la vittoria del Parlamento e il processo e la decapitazione del Re , le guerre continuarono cambiando alleanze e mettendo contro nuovi protagonisti. Nella fase trattata dal libro che vi presento oggi basta dire che gli scozzesi, un tempo alleati che condividevano le battaglie dei vicini britannici per quanto riguarda l'opposizione a una religione imposta dal Re, ora invece, nel 1650, si trovavano ad appoggiare il nuovo Re d'Inghilterra,Carlo II, figlio del defunto, o meglio, giustiziato, Carlo I. Questo cambio di alleanze era dovuto a motivi nazionalistici, ma anche di libertà religiosa. Carlo II infatti aveva firmato infatti un patto con i "Covenanters" scozzesi per imporre la dottrina religiosa di questi (presbiteriani) sia agli scozzesi che agli inglesi. E' ironico che proprio il rifiuto di Carlo I di firmare lo stesso patto propostogli anni prima fu ciò che portò ad una serie di eventi che segnò la sua fine e la consegna alle forze parlamentari e al boia.
E' qui, dopo l'appoggio degli scozzesi a Carlo II che inizia il nostro libro, con la battaglia di Dunbar del 3 settembre 1650. Il libro scritto da due storici, John Sadler e Rosie Serdiville descrive la battaglia che ebbe luogo vicino quel piccolo centro della Scozia orientale, e che vide contrapporsi Oliver Cromwell comandante le forze inglesi e David Leslie quelle scozzesi(sebbene si discuta se alla campagna abbia partecipato anche l'anziano comandante, il Conte di Leven). Lo scontro che appariva quasi disperato per gli inglesi li vide trionfare e fare circa 10.000 prigionieri che vennero fatti marciare verso sud. E' proprio su questo aspetto che si concentra l'ottimo libro edito da Pen&Sword, ridando voce a quelle storie anche se non direttamente. Purtroppo nel 17° secolo era lontana la memorialistica di campagne militari che fiorirà più di un secolo dopo durante le Guerre Napoleoniche. Se disponiamo di tantissime voci che ci descrivono ad esempio la ritirata di La Coruna del 1809, non si può dire altrettanto di testimonianze del periodo trattato dal libro. Il diffuso analfabetismo fa si che anche i sopravvissuti, pochi, di quei 10000 che marciarono verso sud e giunsero a Durham, città sede vescovile del nord dell'Inghilterra, dove furono stipati nella cattedrale, ridotta a enorme prigione, sono rimasti senza una voce che potesse descrivere quel viaggio di 6 giorni, affamati, infreddoliti e in gran parte malati. In soccorso degli storici però vengono altre marce simili della storia, come quelle che videro il trasferimento di prigionieri alleati dai campi in cui erano stipati verso occidente, per sfuggire all'avanzata sovietica nella Seconda Guerra Mondiale. Bisogna dire che la similitudine nel trattamento, nelle esperienze è abbastanza credibile. Il ritrovamento, a causa di lavori compiuti in anni recenti nella città di Durham di una fossa comune contenente individui che sono quasi certamente quei prigionieri deceduti dopo quella marcia, aggiunge una nuova dimensione al racconto di quel dramma. Un'altra, senza dubbio molto più emozionante eredità di quei prigionieri, o meglio dei sopravvissuti tra quei prigionieri arriva dal fatto che molti di quelli che uscirono vivi dalla Cattedrale di Durham, furono deportati come lavoro forzato in America, e lì si riscattarono, guadagnandosi la libertà con il lavoro e formando famiglie che ancora oggi sono orgogliose della propria eredità. I racconti, tramite i registri disponibili negli archivi dei piccoli centri del Massachussets, del Connecticut, del Maine e di altri stati originari delle colonie americane nel Nuovo Mondo, restituiscono un po' del carattere di quei formidabili coloni "forzati". Strappati alla Scozia con la forza, trovarono una loro fortuna producendo discendenti che oggi si appassionano alle loro storie e sono orgogliosi di questi loro avi. I discendenti di George Darling per esempio o di William Forbish (o Forbes, i nomi spesso venivano scritti in modo diverso a seconda di come li si pronunciava). A tal proposito i discendenti hanno creato un sito internet che cura la memoria e traccia le varie discendenze dai prigionieri portati in America con alcune navi come la "Unity".
Questa storia affascinante, se da una parte ci fa pensare a quanti caddero in quella battaglia, e sopratutto in quella "marcia della morte" verso sud, persone senza nome abbandonate al lato della strada, finite per misericordia, oppure trascinatesi fino a Durham per morire in agonia in una fredda cattedrale, ma ci fa anche pensare a tutti quelli che ce l'hanno fatta a tutti gli uomini e donne che devono la loro vita alla voglia di vivere di un loro antenato che pur avendo vissuto tutta la brutalità della guerra, della prigionia e della deportazione è riuscito a guadagnarsi la libertà e la vita per sè e per i suoi discendenti.
Un grazie di cuore a Pen&Sword per avermi fornito il libro per la recensione.
Titolo: Cromwell's Convicts - The Death March from Dunbar 1650
Autori: John Sadler e Rosie Serdiville
Pagine: 190
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/Cromwells-Convicts-Hardback/p/17093
E' qui, dopo l'appoggio degli scozzesi a Carlo II che inizia il nostro libro, con la battaglia di Dunbar del 3 settembre 1650. Il libro scritto da due storici, John Sadler e Rosie Serdiville descrive la battaglia che ebbe luogo vicino quel piccolo centro della Scozia orientale, e che vide contrapporsi Oliver Cromwell comandante le forze inglesi e David Leslie quelle scozzesi(sebbene si discuta se alla campagna abbia partecipato anche l'anziano comandante, il Conte di Leven). Lo scontro che appariva quasi disperato per gli inglesi li vide trionfare e fare circa 10.000 prigionieri che vennero fatti marciare verso sud. E' proprio su questo aspetto che si concentra l'ottimo libro edito da Pen&Sword, ridando voce a quelle storie anche se non direttamente. Purtroppo nel 17° secolo era lontana la memorialistica di campagne militari che fiorirà più di un secolo dopo durante le Guerre Napoleoniche. Se disponiamo di tantissime voci che ci descrivono ad esempio la ritirata di La Coruna del 1809, non si può dire altrettanto di testimonianze del periodo trattato dal libro. Il diffuso analfabetismo fa si che anche i sopravvissuti, pochi, di quei 10000 che marciarono verso sud e giunsero a Durham, città sede vescovile del nord dell'Inghilterra, dove furono stipati nella cattedrale, ridotta a enorme prigione, sono rimasti senza una voce che potesse descrivere quel viaggio di 6 giorni, affamati, infreddoliti e in gran parte malati. In soccorso degli storici però vengono altre marce simili della storia, come quelle che videro il trasferimento di prigionieri alleati dai campi in cui erano stipati verso occidente, per sfuggire all'avanzata sovietica nella Seconda Guerra Mondiale. Bisogna dire che la similitudine nel trattamento, nelle esperienze è abbastanza credibile. Il ritrovamento, a causa di lavori compiuti in anni recenti nella città di Durham di una fossa comune contenente individui che sono quasi certamente quei prigionieri deceduti dopo quella marcia, aggiunge una nuova dimensione al racconto di quel dramma. Un'altra, senza dubbio molto più emozionante eredità di quei prigionieri, o meglio dei sopravvissuti tra quei prigionieri arriva dal fatto che molti di quelli che uscirono vivi dalla Cattedrale di Durham, furono deportati come lavoro forzato in America, e lì si riscattarono, guadagnandosi la libertà con il lavoro e formando famiglie che ancora oggi sono orgogliose della propria eredità. I racconti, tramite i registri disponibili negli archivi dei piccoli centri del Massachussets, del Connecticut, del Maine e di altri stati originari delle colonie americane nel Nuovo Mondo, restituiscono un po' del carattere di quei formidabili coloni "forzati". Strappati alla Scozia con la forza, trovarono una loro fortuna producendo discendenti che oggi si appassionano alle loro storie e sono orgogliosi di questi loro avi. I discendenti di George Darling per esempio o di William Forbish (o Forbes, i nomi spesso venivano scritti in modo diverso a seconda di come li si pronunciava). A tal proposito i discendenti hanno creato un sito internet che cura la memoria e traccia le varie discendenze dai prigionieri portati in America con alcune navi come la "Unity".
Questa storia affascinante, se da una parte ci fa pensare a quanti caddero in quella battaglia, e sopratutto in quella "marcia della morte" verso sud, persone senza nome abbandonate al lato della strada, finite per misericordia, oppure trascinatesi fino a Durham per morire in agonia in una fredda cattedrale, ma ci fa anche pensare a tutti quelli che ce l'hanno fatta a tutti gli uomini e donne che devono la loro vita alla voglia di vivere di un loro antenato che pur avendo vissuto tutta la brutalità della guerra, della prigionia e della deportazione è riuscito a guadagnarsi la libertà e la vita per sè e per i suoi discendenti.
Un grazie di cuore a Pen&Sword per avermi fornito il libro per la recensione.
Titolo: Cromwell's Convicts - The Death March from Dunbar 1650
Autori: John Sadler e Rosie Serdiville
Pagine: 190
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/Cromwells-Convicts-Hardback/p/17093